Partia la nave capitana gli ordini;
e, come cenno aveva, ognuno naviga;
e per tutta la notte i duci schierano
l’intera armata in ordine sul mare.
E trascorrea la notte; e non tentarono,
donde che fosse, ascosa fuga gli Èlleni.
Poi, come il dí coi suoi puledri bianchi
tutta occupò del fulgor suo la terra,
pria con gran rombo dalle schiere d’Èllade
suonò festoso armonïoso strepito;
ed alta un’eco subito rispose
dalle isolane rupi. Sbigottirono
tutti, delusi dall’attesa, i barbari:
ché non di fuga era preludio, questo
sacro peana degli Ellèni: a pugna
anzi con temerario ardor rompevano.
Col suo squillo accendea tutti la tromba:
col sonoro concorde urto dei remi
rompèano, a tempo, i gurgiti muggenti:
ed ecco tutti ai nostri sguardi apparvero.
Venia primo, in bell’ordine schierato,
il corno destro, ed era guida. E tutta
lo seguiva la flotta. E un alto grido
suonar s’udiva insieme: «O figli d’Èllade,
movete, orsú, liberate la patria,
le spose, i figli liberate, e l’are
dei Numi patri, e l’arche dei nostri avoli!»
Surse di contro, dalle file nostre,
un rumorio di persiani accenti:
né d’indugi era tempo: già la nave