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prefazione xv

o meglio musicali, come intermezzi. Queste costituiscono la parte principale della tragedia. Sono come un gran fiume, che corre lento e maestoso dal principio alla fine; e lungo il suo corso ci arrestano qua e là, come isole, gli episodî drammatici. E la struttura, precisa, perché musicale, delle parti corali, influisce anche sulla struttura degli episodî, i quali sono costruiti spesso con simmetrie ed esatte rispondenze, che giungono dalle piú ampie linee alla precisione dei dibattiti che si svolgono verso contro verso (sticomitíe), come un incrociar di spade, e sono confusi in cento varî intrecci con le parti cantate dal coro o dagli attori. In conclusione. il dramma eschileo, per la sua costruzione, somiglia piuttosto ad un oratorio, nella forma in cui non parla il narratore, ma agiscono, autonomi, i personaggi; oppure ad un melodramma, in cui gli episodî siano un po’ come sommersi in un corale continuo. Insomma, non ad un moderno dramma recitato, bensí ad un melodramma, con i suoi tagli precisi, e con le infinite risorse del canto e degli strumenti.

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Da ciò che si è detto, emerge chiaro quanto debba riuscire insufficiente ogni traduzione in prosa, ed anche ogni traduzione in versi che in una omogenea serie di endecasillabi confonda e cancelli ogni maggiore o minore divisione e variazione ritmica. Tanto piú che queste variazioni, se in parte rimanevano affidate alla fantasia e al gusto del poeta, in parte erano anche obbligate, e servivano a caratterizzare certe parti comuni a tutti i drammi. Cosí, come abbiamo veduto, il primo canto d’ingresso era in ritmo anapestico, cioé di marcia, perché doveva