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xiv | prefazione |
la brevissima scena in cui Clitennestra invita invano Cassandra ad entrar nella règgia, la terribile scena fra la profetessa ed il coro; che in tutta la prima parte, di ben 120 versi, era cantata, e doveva occupare un lungo spazio di tempo. Dopo l’uscita di Cassandra, ancora un canto del coro. L’urlo mortale d’Agamènnone. Esce dalla reggia la regina omicida, e dopo la breve esaltazione del suo delitto, incomincia la lamentazione del coro, che si estende per 118 versi (dal 1449 al 1596). Le sarcastiche interpunzioni di Clitennestra non erano cantate, bensí declamate sopra un accompagnamento di flauti o di lire1. Ma questo particolare, né alterava il carattere musicale del brano, né diminuiva la lunghezza, che davvero era qui notevole. La declamazione d’Egisto, che seguiva súbito dopo, durava 73 versi trimetri giambici. Poi, sino alla fine, subentravano i tetrametri trocaici, 25. La ragione del mutamento ritmico mi sembra palese. La musica, interrotta durante l’uscita d’Egisto, riprendeva, nella forma di accompagnamento strumentale alla declamazione. Nella concitata vibrazione del trocheo, ben cònsona alla violenza dell’azione, accompagnava il dramma, qui, come nell’Edipo re, alla sua conclusione.
Non costringiamo piú oltre i risultati di questa disamina in cifre, che d’altronde non potrebbero essere se non molto approssimative. Ma è certo che non solo dobbiamo tenere ben distinto, dal lato formale, il dramma d’Eschilo dal dramma moderno; ma dobbiamo anche guardarci dal piú facile equivoco di considerare le parti corali,