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atto primo. — sc. iii. 45

Di mie vittorie la lontana reggia
Del Bosforo tremò; pace e dominio
A te concesse.... Ahi stolto! io t’onorava
Quasi nuovo Licurgo, io la tua ascosa
Non discernea tirannic’alma! Ossequio
Dalle lor ròcche a te molti baroni
Giustamente negavano: io fui quello
Che intera a’ piedi tuoi l’isola posi.
Io....
Teodoro.               Che favelli? E i guiderdoni eccelsi
Del tuo re non rammenti?
Eufemio.                                                            Empio! la stirpe
Degli oscuri avi miei, no, non osavi
Rinfacciarmi in quei dì; ma insidïose
Eran le tue lusinghe. Oh come astuto
Di sgherri ti cingesti, e il campion tuo
T’apprestasti ad estinguere! Una colpa
In me volevi: ingenuo io per tua figlia
Il mio amor ti paleso: ecco la colpa:
Un ribelle son io! — Di gravi ceppi
E d’ignominia ricoperto, in negro
Carcer sepolto, a rea scure dannato
Di Sicilia è l’eroe. Dov’è chi snudi
Fra’ cittadini a mio vendette un ferro?
Non uno.... Oh gregge di codardi! eterno
Abborrimento vi giurai. M’involo
Dal carcer mio; prodigio è: sovra lieve
Pino alle tempestose onde m’affido:
D’Africa ai liti orridi giungo.... e umani.
Cor nella patria de’ leon ritrovo,
Tetto ospital, fè, riverenza. Io squarcio
L’europea veste: a’ Saracini chieggo
Le loro bende; il lor profeta onoro,
E verace nel grato animo sento
Credenza al Dio de’ generosi. Usciva
Sovrumana, efficace in que’ deserti
La mia parola; uomo del cielo apparvi.
Strugger l’are di Roma, e sovra tutta