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atto secondo.—sc. II. 453

mio sapere crebbe la sete del sapere, e il potere e la gioja di questa chiarissima intelligenza, finchè —

Fata. Continua.

Manfredo. Oh! non ho fatto che prolungare le mie parole, vantando questi vani attributi, perchè siccome io m’avvicino al massimo de’ miei cordogli.... — Ma si prosiegua. Non ti ho nominato nè padre, nè madre, nè amante, nè amico, nè alcuno degli enti con cui portai la catena dei vincoli umani; s’io gli ebbi, essi non parvero tali a me. — Eppur ve ne fu uno.—

Fata. Non contenerti — prosiegui.

Manfredo. Ella era simile a me nei lineamenti, — i suoi occhi, la sua chioma, le sue fattezze, tutto fino al suono della sua voce, dicevasi che fosse simile al mio; ma tutto raddolcito e temperato nella bellezza; ella aveva gli stessi solinghi ed astratti pensieri, l’avidità delle occulte cognizioni e una mente da comprendere l’universo; nè queste cose sole, ma con esse alcune facoltà più gentili delle mie, la pietà e i sorrisi e le lagrime — che io non aveva; e la tenerezza, — ma questa io l’aveva per lei; l’umiltà, — e questa non l’ebbi mai. Le sue colpe furono mie; — le sue virtù furono proprie di lei. — Io l’amava, e la distrussi!

Fata. Colla tua mano?

Manfredo. Non colla mia mano, ma col cuore — che lacerò il suo cuore, — questo si fissò sopra il mio e inaridì. Ho sparso sangue, — ma non il suo; — eppure il suo sangue fu sparso — lo vidi — e non potei ristagnarlo.

Fata. E per colei — per un ente della razza che tu dispregi, d’un ordine sul quale vorresti innalzarti, mischiandoti con noi e coi nostri, tu rinunzi ai doni del nostro alto sapere, e retrocedi alla vile mortalità?— Via!

Manfredo. Figlia dell’aria! Io ti dico che da quell’ora — ma le parole non sono altro che vento — guardami ne’ miei sonni, o veglia sulle mie veglie. — Ponti a sedere presso di me! La mia solitudine non è più solitudine, ma è popolata dalle Furie; — ho digrignato i denti nell’oscurità fino al ritorno del mattino, e allora ho maladetto me stesso fino al tramonto del sole; — ho pregato per ottener la pazzia come