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446 | manfredo |
(Entra dal piano un Cacciatore di camosci.)
Cacciatore. Appunto questo è il sentiero dov’è saltato il camoscio; il piede suo snello mi ha burlato; i miei guadagni quest’oggi stenteranno a pagare la mia fatica da rompicollo. Chi mai fia colà? Non sembra del mio mestiere, eppure è salito ad un’altezza che niuno, nè anche de’ nostri montanari, tolti i migliori cacciatori, potrebbe attingere; il suo vestire è nobile, il suo aspetto è virile, e il suo portamento è altero come di uno di questi paesani nati liberi, se in questa distanza ben giudico. — Voglio accostarmegli.
Manfredo (non vedendolo). Esser così — incanutito dall’angoscia, come que’disseccati pini, rovinati da un solo inverno, senza corteccia, senza rami, un putrido tronco sopra una radice maledetta che non ispira altro senso che quello del deperimento;— essere così, eternamente nient’altro che così, essendo stato in altra guisa! Solcato di rughe, incavate non dagli anni, ma dalle ore, dagli istanti — e sono tutti secoli di tormenti — secoli ai quali io sopravvivo! — O crollanti cime di ghiaccio! o valanghe che un respiro trae giù in ammontate ruine, venite a schiacciarmi. Io vi sento ad ogni istante di sopra e di sotto scricchiolare con frequente conflitto; ma voi passate e non cadete se non sovra cose che ancor vorrebbero vivere; sulla giovine fiorita selva o sulla capanna ed il borgo dell’innocente villano.
Cacciatore. La nebbia comincia ad alzarsi dalla valle; avvertirò colui perchè discenda, o può rischiare di perdere ad un tempo la sua strada e la sua vita.
Manfredo. La nebbia ondeggia intorno alle ghiacciaje; le nubi si elevano inanellandosi qui presso, sotto a me, bianche e sulfuree, come schiuma sorgente dall’agitato oceano del profondo inferno, di cui ciascun’onda si frange sopra un lido vivente formato da un mucchio di dannati, a guisa di selci. Mi gira il capo.
Cacciatore. Mi avvicinerò a lui cautamente; altrimenti un passo improvviso può spaventarlo, e già sembra vacillante.
Manfredo. Talora montagne sono cadute lasciando una fessura nelle nubi, e crollando le alpi fraterne col loro urto, riempiendo le verdi feconde valli delle macerie della distru-