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atto primo.—sc. i. | 441 |
que, dove l’onda non combatte, dove straniero è il vento e il serpe marino ha vita, dove la sirena adorna di conchiglie i suoi verdi capelli; là, come la burrasca, sulla superficie venne il suono de’ tuoi incantamenti; sulla mia queta sala di corallo rotolò l’eco profondo. Allo spirito dell’oceano palesa le tue brame.
Quarto Spirito. Dove il sopito terremoto giace posando sul fuoco, e i laghi di bitume bollono più forte; dove le radici delle Ande s’avvallano così profondamente nella terra, come le loro cime si slanciano al cielo, ho abbandonato il luogo della mia nascita per obbedire al tuo comando. — Il tuo incanto m’ha soggiogato; il voler tuo sarà mia guida.
Quinto Spirito. Io sono il cavalcatore del vento, l’agitatore della tempesta; il turbine ch’io lasciai dietro me, è caldo ancora di lampi; per affrettarmi a te volai sopra la bufera per terre e per mari: la flotta ch’io incontrai, veleggiava felicemente, eppure affonderà pria che sia trascorsa la notte.
Sesto Spirito. Il mio albergo è l’ombra della notte; perchè la tua magia mi tormenta colla luce?
Settimo Spirito. La stella che regola il tuo destino, fu regolata, pria che la terra cominciasse, da me. Era un mondo così fresco e bello, che mai non ne girò per l’aria un simile intorno al sole; il suo corso era libero e regolare, lo spazio non contenne mai più amabile astro. L’ora giunse — ed egli divenne un’errante massa d’informe fiamma, una traviata cometa, una maledizione, la minaccia dell’universo, rotolante ancora per innata forza, senza sfera, senza corso, una luminosa deformità nel cielo, il mostro del superiore firmamento! E tu sotto la sua influenza nato— tu verme! ch’io obbedisco e — spregio — io costretto da un potere (che non è tuo, e che non t’è imprestato che per farti mio), costretto a discendere per questo breve momento dove questi deboli spiriti si curvano intorno a te, e conversano con una creatura qual sei, che vuoi tu, figlio della creta, da me?
I sette Spiriti. La terra, l’oceano, l’aria, la notte, le montagne, i venti, la tua stella, stanno a’ tuoi cenni, o figlio della creta! Dinanzi a te i loro spiriti sono pronti al tuo comando.— Che vuoi da noi, figlio de’ mortali? — parla.