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atto quarto. — sc. II, III. 415

Poc’anzi de’ ministri, ed il più amato
Dal monarca e dal popolo!
Altro Giud.1                                                  Nascondi
La tua commozïon: Cromwell t’osserva.
Alfredo.Moro su me tien la pupilla. Ei freme
Di veder tra’ suoi giudici un de’ tanti
Ch’egli beneficò! — Deh potess’egli
Leggermi in cor!... Ma pe’ miei figli temo.


SCENA III.

MORO e detti.


Moro.2Qui dunque.... in queste mura, augusto seggio,
Un tempo, di giustizia, ora a cotanti
Innocenti la morte è pronunciata!
E di Rochester qui al pastor, al mio
Secondo padre, a tal che suoi dì tutti
A virtù consecrò, qui pronunciata
Dianzi pur fu la morte! — Emmi giocondo
Ove tuoi sacri passi, o dolce amico,
Testé ponevi tu, porre i miei passi.
Vederti parmi qui la nobil fronte
Alzare innanzi a’ giudici, e i lor vili
Spirti confonder colla tua costanza.
Cromwell.Qual tel figuri or tu, sì tracotante
L’amico tuo già più non è. Disprezzo
Ostentò alquanto, ma....
Moro.                                             Quel tuo sorriso
Che significheria? Parla.
Cromwell.45Il canuto
Ipocrita fe’ senno.
Moro.                                   Oh ciel! che intendi?
Cromwell.Giunto presso al supplizio, a quell’aspetto
Non resistè. Balbettò scuse, i detti

  1. Sottovoce ad Alfredo.
  2. Appoggiato ad un bastone e pallidissimo s’avanza a lenti passi ma con portamento altero.