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410 tommaso moro.

Degni di Dio curvarvi sol dovreste.
E, vostre colpe ad espïar, costoro
Non v’imporrían se non virtù. Lasciamo,
Lasciamo, o re, l’ignobil consueto
Travestimento delle cose ai soli
Abbietti ingegni proprio. Essi, giurando
Oggi per Inghilterra odio e dileggio
A’ persevranti nel paterno culto,
Doppiano, in lor malediche pitture,
Gl’infamanti colori, e ciò ch’è luce
Negar osano affatto o copron d’ombra.
Non noi così, non noi così, o signore!
Da’ volgari giudizi independente
Esser dee quel de’ forti e saggi spirti.
Arrigo.La britannica chiesa....
Moro.                                             Avea ministri
Non degni assai; degnissimi n’avea.
Turbe ch’avea d’ipocriti, ed avea
Cultori sincerissimi d’Iddio.
Questa chiesa purgare, illuminarla,
Non di sangue cospargerla si debbe.
Arrigo.Agevol cosa a desiarsi, e scabra
Ad eseguir. Del giovenil tuo libro
Dell’Utopia ti mostrerai tu dunque
Sempre l’autor? Grigia hai la chioma, e visto
Hai dagli alti gradini del mio trono
Dell’inquieta umanità gl’insani
Moti complicatissimi; e ancor sogni
Poter que’ moti regolarsi ognora
Dal voler di chi regna? Eh via! concedi
Ch’arduo social bene oprare in guisa
Non vïolenta mal si può. L’oprai
Questo ben periglioso; ed hammi cure
Molto costato, e molti errori forse,
E molta ne’ miei sudditi maligna
Ingratitudin. Ma l’oprai! Volgari
Ragionamenti m’abbagliaron forse,
Ma non volgare è il mio coraggio, e tema