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atto primo. — sc. VII, VIII. | 391 |
Margher.Oh me misera!
Anna. Sposo, io sono, io sono
Che parlare a lei volli. Io divisava
Per mezzo della figlia ancor di Moro
L’alma tentar; vincerla alfin.
Arrigo. Tal alma
Niuna forza più vince; io la conosco.
Troppo alla mia, troppo alla mia somiglia.
In eterno doveano esser concordi,
O irreconciliabili in eterno!
Margher.Ahi! di qui vengo strascinata! Addoppia,
Anna, gli sforzi tuoi; mitiga l’ire
Terribili del sir! rendimi il padre!
SCENA VIII.
ARRIGO, ANNA.
Arrigo.Imprudente, inegual sarai tu sempre,
0 mia diletta? Or tuoi nemici abborri,
Or per essi intercedi. A te le gravi
Cure di stato non s’aspettan.
Anna. Sempre
Mi s’aspettan del mio sposo le cure.
Arrigo.In tempi io regno di tumulti e sangue;
In tempi in cui richiesto è dallo scettro
Formidabil vigor.
Anna. Vigor che tutti
D’Europa i regi e i popoli stupia
Mostrasti, allor che anatemi affrontavi
E tradimenti e guerre, e me a regina
Di cesarei natali anteponevi.
Di tuo spirto il vigor not’è abbastanza:
Or tu palesa, ch’ogni dì adoprarlo
Per terror delle turbe non t’è d’uopo.
Rimanga a tua diletta Anna la gloria
D’ottener qualche volta a’ rei clemenza.
Io fui da’ miei nemici empia chiamata,
Perchè m’amasti ed io t’amai. Smentita