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ALLA SIGNORA MARCHESA

GIULIETTA DI BAROLO

NATA COLBERT.




Ella mi chiese un giorno, signora Marchesa, se io riputassi tragediabile la morte di Tommaso Moro. Non esitai a dire ch'io stimava di sì, stante l'eminente tirannia del re apostata e l'eminente rettitudine del fido cattolico suo oppositore. Il conte Cesare Balbo nostro amico avea un' ottima biografia inglese di Tommaso Moro; la lessi, e non solo mi confermai nell'opinione potersi indi cavare una tragedia, ma m’invogliai di tentarla. Me n’ invogliai sì per la bellezza del soggetto, sì perchè parvemi felice augurio l'essere stato proposto da donna d'alto sentire e di cotante e sì amabili virtù. L'idea d'onorare nel miglior modo a me possibile un pensiero di Lei, mi diede lena e perseveranza fra le difficoltà di cui nell'esecuzione m'avvidi. Pavento di non averle superate, ma la prego di credere che il desiderio di fare una buona tragedia non fu mai tanto nell'animo mio, quanto in trattare un tema accennato da Lei.

Ho l'onore d'essere colla più particolare stima e reverenza

Di Lei, signora Marchesa,

Torino, 21 ottobre 1833.

L'umiliss. e devotiss. servitore

SILVIO PELLICO