Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/351

346 erodiade.

Giovanni.Di colei ch’ami si forte, il bene
O la perdita vuoi? Se il bene, esulta
Dell’arduo suo coraggio, e sol paventa
Che non persevri; e a persevrar te accingi.—
D’amor delirio, gioventute, ebbrezza
Di regia signoria, spinta per l’empio
Sentier l’avean d’inverecondia. Affanni
Da Dio voluti, infermità, minacce
La sciagurata visitaro, e anela
Di sollevarsi da incontrato fango,
Di risalire a nobil vetta. In duro
Conflitto suda; e vincerà? Che fia
Se virtù non le basta? Ah questa sorga,
O Erode, in te. Uomo tu sei! T’appresta
A compir l’opra; e s’Erodiade arretra
Dalla dovuta ammenda, ella ti vegga
Amico vero. Salvala! inconcusso
Sia nell’ammenda il voler tuo!
Erode.                                                       L’afflitta
Respinger dal mio sen?
Giovanni.                                             Nella tua reggia
Lo scandalo cessar; rammemorarti
Che chi più in alto sulla turba siede,
Più puro de’ mostrarsi, e i giorni suoi
Santificar con quelle industri cure
Che intorno a lui nobilitano ogn’uomo,
Che confortano ogn’uomo alla vittoria
Di sè medesmo, al generoso culto
Dell’onestà, della bellezza eterna,
Al culto del Signore.
Erode.                                   Oh! ad uom favelli
Di cui leggi nel cor. Se avvolto un giorno
In vïolenti desiderii, a scherno
Presi la legge e gli uomini ed il cielo,
Occultamente io ne gemeva, e spesso
Avrei voluto essere un altro! un prence
Quale tu accenni! d’Israel la gloria!
L’eccitator d’ogni virtù! il seguace