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282 | leoniero da dertona. |
Enzo or provocherían vostre minacce.
Pronto a virtù, ma queto a’ focolari
Suoi ciascun torni, e in Leonier s’affidi.
Popolo.Viva l’antico eroe!
Leoniero. Padre son d’Enzo;
Ma a virtù ritrarrollo, o d’esser padre
Pria obblierò, che d’esser dertonese.
Eloisa.Pietoso Iddio, deh, illumina de’ buoni
La mente; e a lor la patria, e a me ad un tempo
Lo sposo e il genitor salva e il fratello!
ATTO SECONDO.
Palazzo.
SCENA I.
ENZO, CORRADO, LANDO, altri senatori, UGGERO.
Enzo.Alt’uopo, o senatori, oggi v’appella
A secreto consiglio. Il già già colto
Di vostre cure frutto, ahi, di fortuna
L’invida man ne vuol ritòr. Domati
Gli audaci credevam, se in nostra possa
Cadea il tribun; vi cadde, e per noi resta
Che a suoi delitti imposta sia la meta.
Ma che? se il genitor suo snaturato
Redimer nega il figlio, e la fatale
Ròcca non cede, di che a noi continua
Fa inchiesta l’oste imperïale, e a dritto;
A dritto, sì, però che alla lombarda
Nemica lega, ove quest’un rapito
Sia propugnacol sommo, a sostenerla
Mancherà in breve sino all’Alpe ogn’altro
Minor di questo; e minor, — tutti il sono.
L’alta importanza della rocca, ahi troppo!