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atto quinto. — sc. ultima. 267

Me Gismonda distorre.... io lo compiei!
Ariberto, Gabriella.
Egli?
Ermano.          Gismonda.... io moro.
Gismonda.                                                       Oh sventurato!
Gabriella.Sorella, ah sorgi, vieni! Eterno oblio
Copra nostre discordie. Eravam nate
Per compiangerci e amarci.
Gismonda.                                                       Ah! per amarci
Forse nate eravam: ma convenia
Ch’io fatalmente, pria di te, Ariberto
Amato non avessi. Or forza è ch’io
Voi tutti fugga. — O padre, ultimo prego
Ti fa l’indegna nuora tua: la pace
D’un monister mi seppellisca al mondo.