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atto terzo. — sc. ii. 21

M’ucciderà. Quando al mio sposo noto
Ciò fia, tu lo consola; e tu.... per lui....
Tu pur versa una lagrima.
Paolo.                                                   Francesca,
Se tu m’abborri che mi cale? e il chiedi?
E l’odio tuo la mia vita non turba?
E questi tuoi detti funesti?... — Bella
Come un angel, che Dio crea nel più ardente
Suo trasporto d’amor.... cara ad ognuno....
Sposa felice... e osi parlar di morte?
A me s’aspetta, che per vani onori
Fui strascinato da mia patria lunge,
E perdei.... — Lasso! un genitor perdei.
Riabbracciarlo ognor sperava. Ei fatto
Non m’avrebbe infelice, ove il mio cuore
Discoperto gli avessi.... e colei data
M’avria.... colei, che per sempre ho perduta.
Francesca.Cho vuoi tu dir? Della tua donna parli....
E senza lei si misero tu vivi?
Sì prepotente è nel tuo petto amore?
Unica fiamma esser non dee nel petto
Di valoroso cavaliero; amore.
Caro gli è il brando e la sua fama; egregi
Affetti son. Tu seguili; non fia
Che t’avvilisca amor.
Paolo.                                         Quai detti? Avresti
Di me pietà? Cessar d’odiarmi alquanto
Potresti se col brando io m’acquistassi
Fama maggior? Un tuo comando basta.
Prescrivi il luogo e gli anni. A’ più remòti
Lidi mi recherò; quanto più gravi
E perigliose troverò le imprese,
Vie più dolci mi fien, poichè Francesca
Imposte me l’avrà. L’onore assai
E l’ardimento mi fan prode il braccio:
Più il farà prode il tuo adorato nome.
Contaminate non saran mie glorie
Da tirannico intento. Altra corona,