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164 | iginia d'asti |
Iginia. Un detto
Solo bastava: i traditori abborro:
Ed ei la patria e me tradiva a un tempo.
Roberta.Gliel dissi: e forsennato esso alla festa
Rieder volea, parlarti ad ogni costo,
E non curar, se a’ piedi tuoi spirante
Da’ ghibellini ferri indi cadesse.
Iginia.Oh truce idea! Ma dunque ei....
Roberta. Da mie stanze
Partir non volle.
Iginia.Oh cielo! Qui? — Roberta,
L’amica mia, no, tu non sei: di Giulio .
I delitti obliasti e il dover mio:
Del ghibellino console io son figlia.
Va’, l’allontana: salvalo; e s’ei chiede
Dell’odio mio, digli, ch’a dritto io l’odio,
Ma che il vo’ salvo. Affrettati: m’udisti?
Veder non posso un traditor.
SCENA II.
Giulio, e dette.
Giulio.1 Quel nome,
Quel nome infame, ah no, Giulio non merta;
Te ingannò la calunnia.
Iginia. Audace!
Giulio. Ah Iginia!
Pe' tuoi giorni ten supplico, pe’ giorni
Del padre tuo; non puoi negarmi ascolto!
Iginia.Temerario! Fuggirti....
Giulio.2 Una parola,
Un breve istante! — Ah, colui tanto abborri,
Che un giorno....
Iginia. Tu le guelfe armi vestisti!
Del padre mio il nemico, altro non veggio!
Giulio.Ferma! — Sol che un istante udito m’abbi,