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atto primo. — sc. iii. 161



SCENA III.

GIANO si ferma attonito.


Così tradito mi son io? — Men grandi!
E udir potei.... nè gli risposi? — Audace!
No, qual mi sia tu non conosci ancora.



ATTO SECONDO.

Camera illuminata nell’appartamento d’Iginia.


SCENA I.


Si ode per un momento una musica di ballo, ma lontana. ROBERTA esce affannata da stanze vicine. IGINIA da altra parte le viene incontro. Sono entrambe magnificamente vestite.


Roberta.1Dal giardino ritorni?
Iginia. Oh! alfin la mesta
Anima mia dall’importuna gioia
Di quelle danze si sottrae! Non cessa
D’accrescersi la pompa: ad ogni istante
Nuova magica scena in luminose
Sale una parte del giardin trasmuta....
Ma quelle feste, il sai, tedio a me sono:
E tu, crudele amica, ivi sì a lungo
Perchè lasciarmi?
Roberta.                               Iginia....
Iginia.                                                   E che? Tremanti
I detti tuoi? Roberta mia, deh, loco
Non ti tengo di figlia? — A te mie pene
Ascose non son mai: le tue mi schiudi.
Roberta.Io tremo, sì. — Mentre con regio fasto
Gli onori a cui salía celebra Evrardo,

  1. Reprimendo la sua agitazione.