Attestar l’innocenza, evvi chi il possa?
— Ognun si tace?
Ester. In cor ciascun l’attesta
La mia innocenza: e quel silenzio è lode
A conosciuta, irreprovevol donna.
Jefte.1Neghisi dunque, se attestar non puossi:
Io ve l’intimo, rispondete.2 In nome
Te l’intimo d’Iddio: parla, o Israello:
Attestar puoi?
Popolo. No.
Jefte. Universale è il grido:
Interrogato esser vuol dunque il cielo.
(Un levita presenta al Pontefice un vaso d’argento, nel quale v’è l’offerta del marito prescritta dalla legge, cioè farina ordeacea.)
Jefte.3Questa è l’offerta d’Azaria!
(Due leviti sostengono Ester mentre il Pontefice va all’ara.)
Jefte.4 Signore,
Dell’afflitto tuo servo il sacrificio
Gradito siati, e sulla terra adduca
(Dall’occhio tuo che tutto vede) il pieno
Conoscimento del cercato arcano.5
Come la donna, se con essa è fede,
Reca allo sposo suo gioia o salute,
Ma, se fè rompe, è del suo sposo angoscia....6
Polve così del tabernacol santa,
Che in questa tazza io mesco.... alla innocente
Pari, salute sii; pari alla rea,
Convertiti in dolore, e a lei sii morte!7
Padri, se alcuna delle figlie vostre,
(Ove sia rea d’Eleazar la figlia)