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verte il De Marchi). La qualo non attenua, purtroppo, certi giudizi che al De Marchi paiono severi!

Lesa, 1 maggio 1849.


Mia cara Teresa,

Poichè tu desideri per tua quiete ch’io attesti che la cassa o i due bauli sognati del tuo nome e trasportati da Milano a Lesa, non contengono che roba tua; e poichè questa è la pura verità, l’attesto nel modo più esplicito e più assoluto; dichiarando cioè, in un modo egualmente assoluto, che non ammetto la possibilità che persona veruna di mia conoscenza possa mai avere il più leggero e lontano sospetto del contrario.

Il tuo Alessandro Manzoni.

Con uguale saggezza, o con la stessa rassegnata e indulgente ironia, avrebbe parlato Socrate! Donna Teresa morì nel ’61, «dopo aver tribolato», annota la Vittorina, «e fatto tribolare assai tutti quanti, per oltre quindici anni». Quindici soli, o non anche tutti i ventiquattro che seguirono al colpo di testa di don Alessandro del 1837?