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valore di Cesare Balbo, come e perchè mai avrebbe fatto lo schizzinoso col figlio di Ortensia? Il Manzoni non aveva fisime demagogiche o legittimiste; e in politica era molto più vicino al Machiavelli di quanto la sua bonarietà, più apparente che reale, e la bonarietà dei critici, più reale che apparente, non lascerebbe supporre. Ai suoi occhi, il Murat ebbe l’altissimo merito d’avere, egli per il primo, proferita la parola «che tante etadi indarno Italia attese»; e quel merito era stato santificato dal martirio, incontrato con tragico eroismo. Che deve importare a noi Italiani se quel principe, proprio perchè «delle imprese alla più alta accinto », aveva disertata la causa e la bandiera di quello splendido folle che fu suo cognato? Tanto più grati anzi dobbiamo sentirci a lui, che sfidò la collera del despota, fedifrago alla patria italiana, o fece suo il nostro grido: «Liberi non sarem se non siamo uni!». L’impresa fallì, ma il buon esempio era dato. E quel grido, che oramai tutte le convalli della Penisola riecheggiavano, riscosse l’erede del nome e delle tradizioni napoleoniche. Dopo una nuova e lunga storia di umiliazioni, di angosce, di patiboli, di prigionìe, ecco Napoleone III tenderci la mano attraverso lo Alpi. Ed era dunque verosimile che un tal nuovo e sospirato e miracoloso trionfo della Libertà lasciasse freddo e indifferente, verso il principe che ce lo aveva procurato, proprio il poeta di Adelchi, del Proclama di Rimini e del Marzo 1821?

Quante volte sull’Alpe spiasti
L’apparir d’un amico stendardo!...


E ora che lo stendardo amico era apparso, ed era sventolato vittorioso accanto ai nostri «santi colori» sui piani cruenti di Montebello, di Palestro, di Magenta, di Melegnano, di Solferino, proprio ora il Manzoni, così grato al Re e al suo Ministro, volesse mostrarsi ingrato all’alleato magnanimo?1

  1. Dal Rapporto della Commissione municipale, del 1898, tolgo lo seguenti cifre: a Montebello (20 maggio) caddero 114 francesi; a Palestro (30 maggio), 41; a Magenta (4 giugno), 686; a Melegnano (8