pato, e sogna ancora, come lo sognava quando scrisse l’Adelchi, di poter vedere sulla Cattedra di S. Pietro un Papa re delle preci. Attendo dal Papato delle cose così grandi, che, secondo me, perchè si potessero veder attuate, dovrebbe esser Papa lui!
«Per conto mio, nonostante il gran discorrere che ne abbiamo fatto con Pappà, ho perduta da un pezzo, come sai, ogni fiducia in un possibile accordo dello Stato colla Chiesa sulla quistione romana. Del resto, se non c’è buona fede al Vaticano, non potrei asserire che ci sia completa buona fede fra i nostri amici... Comunque sia, l’intesa colla Chiesa su questo punto non riuscì al Conte di Cavour e non riuscirà a nessuno, almeno per molto tempo ancora..., e il seguitare a trastullarsi coll’idea della conciliazione è vana illusione quando non è passatempo accademico. Se per andare a Roma vorremo aspettare che il Papa ci dia lui il passaporto, non ci andremo mai! Se poi vorremo andarci senza tener conto delle sue proteste, lo potremo forse fare, quando ce lo consenta la Francia...; ma in tal caso porteremo nelle coscienze degli Italiani cattolici, e dei cattolici di tutto il mondo, un perturbamento tale di cui non è facile prevedere le conseguenze prossime e remote, interne ed universali...
«Vedi bene che io, come al solito, a forza di guardare e riguardare tutte le quistioni da ogni loro lato e spigolo, vivo con l’animo agitato dal dubbio, che annienta qualunque energia. Felici i sicuri! Essi vedono le cose dalla parte dove ci batte la luce, e non curano i lati ravvolti nelle tenebro. — Così, vedendoci chiaro, camminano diritti per la loro strada: se la strada vada poi a sboccare proprio dove vorrebbero, questa è un’altra quistione... Ma solo chi crede di andar bene, cammina spedito, e chi si arresta, come faccio io, ad interrogarsi e a scandagliare ogni voltata, s’indugia e non arriva in fondo.
«Basta: torniamo a bomba! Per ora intanto verremo a Firenze; non credo che il Senato potrà votare prima di sabato: dopo il voto io accompagnerò Pappà a Milano, e so anche che il Babbo [il senatore Gaetano Giorgini] ha una mezza intenzione di unirsi a noi...
«Ma ecco Pappà che mi viene davanti tutto ripulito e rilisciato, o mi dice di mandarti un abbraccio anche da parte sua. Vado ora a cercare del Babbo, che gli Arconati vogliono a pranzo qui stasera. — Cercherò anche di Massimo, lusingandomi che non mancherà di venir a trovare Pappà».