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tatoria, con altro esortazioni suo. Ma il Manzoni, soggiungo il Lacàita, non vi diede altra risposta «che di porsela tranquillamente in tasca»1.

Non avrebbe voluto, in quelle speciali circostanze, accettare l’ospitalità degli Arconati; ma alle insistenze dell’ottima marchesa Costanza, s’arrese, scrivendole da Milano, il 23 novembre:

Non potevo dubitare della costante disposizione di tanto cari e boni ospiti; ma mi rimaneva una certa paura, che l’usarne in questa circostanza potesse parere in qualche parte contrario a quel rispetto che è pari in me alla tenerezza per loro. Le Sue parole sempre indulgenti mi rassicurano pienamente. Non posso determinare il giorno della mia partenza, perchè, oltre la solita instabilità della mia salute, aspetto un avviso di Bista [Giorgini] sul giorno probabile della votazione Il mio incomodo d’occhi, che va cedendo alla cura, ma che richiede ancora il riposo, mi obbliga a un rigoroso laconismo. Ma spero che in breve sarò non solo compensato del dover risparmiare le mie parole, ma, ciò che importa molto e molto più, avrò il vivissimo piacere di sentir le Sue2.

A Torino, nel Senato e fuori, tutti i vecchi amici gli tennero il broncio. «Durante la sua dimora qui in casa di Arconati-Visconti, ove era un concorso continuo di persone a fargli onore», narra ancora il Lacàita, «nè il D’Azeglio, nè lo Sclopis, nè il San Martino, nè il Revel, nè alcun altro piemontese furono a salutarlo. Anzi, ed in Senato e fuori finsero di non vederlo. Solo il marchese Alfieri, l’ultimo giorno della discussione, gli si avvicinò e gli parlò in Senato».

Intanto il D’Azeglio ne veniva dicendo di tutti i colori. Nella tornata del 3 dicembre aveva esclamato: «La chiave di tutti i fatti che si complicano oggidì, è la questione di Roma»; ma «nelle tendenze verso Roma», soggiungeva, «entra per molto una questiono d’odio contro il papato: e l’odio è il pessimo dei consiglieri per tutti, e più per l’uomo di Stato. E noi domandiamo come il Papa possa vivere tranquillamente in Roma accanto a coloro che lo hanno spogliato, non per amore dell’Italia, ma per odio contro il

  1. Cfr. Lettere ad Antonio Panizzi di uomini illustri e di amici italiani, pubblicato da Luigi Fagan; Firenze, llarbèra, 1880. p. 485.
  2. Lettere inedite di A. M. pubblicate da E. Gnecchi; Milano, 1900, p. 118.