65Sommo Tonante, occhi-bendato Arciero,
De la donzella Sicula
Buon rapitor, che regno hai sovra l’ombre,
Tu che dal suolo uscir festi il destriero,
Giunon, Gradivo e Venere, 70Tu che il virgineo crin d’ulivo adombre;
Io per me mi protesto, o Numi santi,
Umilissimo servo a tutti quanti.
Fa luogo, o biondo Nume, al mio riclamo:
Non render risponsabile, 75Per un sol che peccò, tutto un paese:
Lascia tranquilli noi, che rei non siamo;
E le misure energiche
Sol contra l’empio schernitor sian prese.»
Tacqui, e m’accorsi al suo placato aspetto, 80Che il biondo Dio gustava il mio progetto.
Lo stral ripose nel turcasso, e disse:
«Poichè quest’empio attentasi
Esercitar le nostre arti canore,
Queste orribili pene a lui sien fisse: 85Lunge dai gioghi aonii
Sempre dimori, e da le nove Suore;
Non abbia di castalia onda ristauro,
Nè mai gli tocchi il crin fronda di lauro.
Giammai non monti il corridor che vola, 90Non poggi mai per l’etera;
Rada il basso terren delvostro mondo;
Non spiri aura di Pindo in sua parola:
Tutto ei deggia da l’intimo
Suo petto trarre, e dal pensier profondo, 95E sia costretto lasciar sempre in pace
L’ingorda Libitina e il Veglio edace.
E perché privo d’ogni gioja e senza
Speme si roda il perfido,
Lira eburna gli tolgo e plettro aurato.» 100Un gel mi prese a la feral sentenza;