95Urania Dea, cui fu diletto il fato
Del giovanetto, e di blandir sua cura
Nel pio voler propose. È nei riposti
Del sacro monte avvolgimenti un bosco
Romito, opaco, ove talor le Muse, 100Sotto il tremolo rezzo esercitando
L’ambrosio piè, ringioviniscon l’erbe
Da mortal orma non offese ancora.
A l’entrar de la selva, e sovra il lembo
Del vel che la tacente ombra distende, 105Balza l’Estro animoso, e de le accese
Menti il Diletto, e, ne la palma alzata
Dimettendo la fronte, il Pensamento
Sta col Silenzio, che per man lo tiene.
Bella figlia del Tempo e di Minerva 110V’è la Gloria, sospir di mille amanti:
Vede la schiva i mille, e ad un sorride.
Ivi il trasse la Diva. A l’appressarsi,
De l’aura sacra a l’aspirar, di lieto
Orror compreso in ogni vena il sangue 115Sentia l’eletto, ed una fiamma leve
Lambir la fronte ed occupar l’ingegno.
Poi che ne l’alto de la selva il pose
Non conscio passo, abbandonò l’altezza
Del solitario trono, e nel segreto 120Asilo Urania il prode alunno aggiunse.
Come tal volta ad uom rassembra in sogno,
Su lunga scala o per dirupo, lieve
Scorrer col piè non alternato a l’imo,
Né mai grado calcar né offender sasso; 125Tal su gli aerei gioghi sorvolando,
Discendea la celeste. Indi la fronte
Spoglia di raggi, e d’ale il tergo, e vela
D’umana forma il dio; Mirtide fassi,
Mirtide già de’ carmi e de la lira 130A Pindaro mäestra; e tal repente
A lui s’offerse. Ei di rossor dipinto,
A che, disse, ne vieni? a mirar forse