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378 | poesie non accolte dall’autore |
Mostra Vertunno, e con la man ti chiama.
80Ed io, più ch’altri di tuo canto vaga,
Già m’apparecchio a salutar da lunge
L’alto Erìdano tuo, che al novo suono
Trarrà maravigliando il capo algoso;
E fra gl’invidi plausi de le Ninfe,
85Bella d’un inno tuo, corrergli in seno.
1803.
in morte
di
CARLO IMBONATI
versi
a giulia beccaria
sua madre.
Ch’ambo i vestigi tuoi cerchiam piangendo
Casa.
Se mai più che d’Euterpe il furor santo,
E d’Erato il sospiro, o dolce madre,
L’amaro ghigno di Talìa mi piacque,
Non è consiglio di maligno petto.
5Nè del mio secol sozzo io già vorrei
Rimescolar la fetida belletta,
Se un raggio in terra di virtù vedessi,
Cui sacrar la mia rima. A te sovente
Così diss’io: ma poi che sospirando,
10Come si fa di cosa amata e tolta,
Narrar t’udia di che virtù fu tempio