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fidarsi d’un uomo il quale non ha mai voluto adempir la promessa, fatta con giuramento, di rendere alla Chiesa ciò che le appartiene. Desiderio invade altre terre della Donazione.1

fatti compresi nell’azione della tragedia.

772-774. — Mentre Carlo combatteva contro i Sassoni, ai quali prese Eresburgo (secondo alcuni,2 Stadtberg nella Vestfalia), Desiderio, per vendicarsi di lui, e inimicarlo a un tempo col papa, pensò d’indur questo a incoronar re de’ Franchi i due figli di Gerberga; e gli propose, con grande istanza, un abboccamento. Per un re barbaro e di tempi barbari, il ritrovato non era senza merito. Ma Adriano si mostrò, come doveva, alienissimo dal secondare un tal disegno; del resto, disse d’esser pronto ad abboccarsi col re, dove a questo fosse piaciuto, quando però fossero state restituite alla Chiesa le terre occupate.3 Desiderio ne invase dell’altre, e le mise a ferro e a fuoco.4 In tali angustie, e dopo avere invano spedita un’ambasciata, a supplicarlo e ad ammonirlo, Adriano mandò un legato a chieder soccorso a Carlo.5 Poco dopo, arrivarono a Roma tre inviati di questo, Albino suo confidente,6 Giorgio vescovo, e Wulfardo abate, per accertarsi se le città della Chiesa erano stato sgomberate, come Desiderio voleva far credere in Francia. Il papa, quando partirono, mandò in loro compagnia una nuova ambasciata, per fare un ultimo tentativo con Desiderio; il quale, non potendo più ingannar nessuno, disse che non voleva render nulla.7 Con questa risposta i Franchi se ne tornarono a Carlo, il quale svernava in Thionville, dove gli si presentò pure Pietro, il legato d’Adriano.8

Circa quel tempo, dovette il re de’ Franchi ricevere una men nobile ambasciata, inviatagli segretamente da alcuni tra’ principali longobardi, per invitarlo a scendere in Italia, e ad impadronirsi del regno, promettendogli di dargli in mano Desiderio e le sue ricchezze.9

Carlo radunò il campo di maggio, o, come lo chiamano

  1. Anast., 180.
  2. Hegevisch, Hist. de Charlem., trad. de l’allem., p. 116.
  3. Anast., 181.
  4. Id., 182.
  5. Id., 183.
  6. Albinus deliciosus ipsius regis. Anast., 134. V. Mur., Ant. It., diss. 4.
  7. Asserens se minime quidquam redditurum. Anast., ibid.
  8. Annal. Titiani, Loiseliani, Cronac. Moissiacense, ed altri, nel t. V Rer. Franc. In generale, gli annalisti di que’ secoli che noi chiamiamo barbari, sanno, nelle cose di poca importanza, copiarsi l’uno con l’altro, al pari di qualunque letterato moderno: s’accordano poi a maraviglia nel passar sotto silenzio ciò che più si vorrebbe sapere.
  9. Sed dum iniqua cupiditate Langobardi inter se consurgerent, quidam ex proceribus Langobardis talem legationem mittunt Carolo Francorum regi, quatenus veniret cum valido exercitu, et regnum Italiae sub sua ditione obtineret, asserentes quia istum Desiderium tyrannum sub potestate ejus traderent vinctum, et opes multas, etc.... Quod ille praedictus rex Carolus cognoscens, cum... ingenti multitudine Italiam prope-ravit. anonim. salernit., Chron., c. 9; R. It., t. II, part. II, p. 180. — Scrisse nel secolo X.