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366 poesie non accolte dall’autore


Altri avrebbe facilmente potuto esprimere la prima parte di «questo concetto, ch’è una dello solite petrarchesche dimostrazioni «d’un affetto gentile; ma la seconda, espressa nel verso citato ch’è l’ultimo, indica, s’io non m’inganno, una delicatezza più originale, un non so che di semplice insieme e di arguto che arresta il pensiero. Il giovine Poeta di sedici anni non solo ama perchè trova un oggetto degno d’amore, ma spera altamente della dignità dell’indole propria perchè sente ch’e’ non potrà cessar d’amare un oggetto sì degno! Sarebbe difficile trovare qualcosa di simile negl’innumerabili verseggiatori amorosi del cinquecento: e lo stesso platonismo del Petrarca rade volte è così semplice, così delicato. Noi chieggiam perdono al Manzoni dell’aver tratta in luce questa memoria della sua gioventù; ma noi ci siam sentiti un bisogno di dare a conoscere a un pubblico che lo venera un documento prezioso su cui giudicare della quasi innata nobiltà del cor suo. Noi crediamo che sola la sua modestia può della nostra indiscretezza arrossire».

L’altro sonetto, ove il Manzoni ritrae sè medesimo, anch’esso di schietta ispirazione alfieriana, è del 1801. Corse manoscritto tra le mani degli amici e ammiratori del poeta, e non fu stampato se non dopo la sua morte. Esempliamo l’autografo, che è alla Braidense, ed è stato riprodotto a p. xxix del cit. discorso su Gli anni di noviziato poetico.

Il sonetto al Lomonaco fu stampato alla p. 4 del I vol. delle Vite degli eccellenti Italiani, composte per Francesco Lomonaco, Italia, 1802, con l’intestazione: «A Francesco Lomonaco. Sonetto per la Vita di Dante, di Alessandro Manzoni, giovine pieno di poetico ingegno ed amicissimo dell’autore». Mi attengo a questo testo.

Il Lomònaco fu una singolare figura d’uomo e di patriotta. Nato il 22 novembre 1772 a Montalbano Jonico (Basilicata), amico e discepolo in Napoli di Francesco Conforti, di Mario Pagano e di Domenico Cirillo, prese viva parte alla preparazione e alla proclamazione della Repubblica Partenopea del 1799. Imprigionato e condannato a morte, riuscì, dicono, per un fortunato errore di scrittura (nella lista dei condannati l’amanuense lo aveva ribattezzato Lamanica!), a svignarsela. Per la via di Marsiglia, si rifugiò a Parigi; dove presentò al ministro della guerra Carnot un Rapporto, che divenne famoso, sulle segrete cagioni e su’ principali avvenimenti della catastrofe napoletana, sul carattere e la condotta del Re, della Regina di Sicilia, e del famoso Acton. La battaglia di Marengo (14 giugno 1800) gli riaprì la via dell’Italia; e venne a stare in Milano, dove diede alle stampe il suo Rapporto. Il 17 pratile dell’anno IX (6 maggio 1801) attesta d’aver curato e di curare, «in qualità di medico, il cittadino Foscolo, preso da affezioni coliche ed ippocondriache, che gli producono una febbre giornaliera con dolori interni». Il 21 brumaio dell’a. X (12 nov. 1801), «prega il Ministro della Guerra perchè lo liberi dalla persecuzione cui al presente sono soggetti i suoi compatrioti»; e a piè di pagina, il Monti raccomanda l’istanza, «e si fa mallevadore per la moralità» del postulante. Nell’e-