L’han giurato: altri forti a quel giuro
Rispondean da fraterne contrade,
Affilando nell’ombra lo spade 12Che or levate scintillano al sol.
Già le destre hanno strette le destre;
Già lo sacre parole son porte:
O compagni sul letto di morte, 16O fratelli su libero suol.
Chi potrà della gemina Dora,
Della Bormida al Tanaro sposa,
Del Ticino e dell’Orba selvosa 20Scerner l’onde confuse nel Po;
Chi stornargli del rapido Mella
E dell’Oglio le miste correnti,
Chi ritogliergli i mille torrenti 24Che la foce dell’Adda versò,
Quello ancora una gente risorta
Potrà seindere in volghi spregiati,
E a ritroso degli anni e dei fati, 28Risospingerla ai prischi dolor:
Una gente che libera tutta,
O fia serva tra l’Alpe ed il mare;
Una d’arme, di lingua, d’altare, 32Di memorie, di sangue e di cor.
Con quel volto sfidato e dimesso,
Con quel guardo atterrato ed incerto,
Con che stassi un mendico sofferto 36Per mercede nel suolo stranier,
Star doveva in sua terra il Lombardo;
L’altrui voglia era legge per lui;
Il suo fato, un segreto d’altrui; 40La sua parte, servire e tacer.
O stranieri, nel proprio retaggio
Torna Italia, e il suo suolo riprende;
O stranieri, strappate le tende 44Da una terra che madre non v’è.