1Cercando col cupido sguardo,
Tra il vel della nebbia terrena,
Quel sol che in sua limpida piena
V’avvolge or beati2 lassù;
Il secol vi sdegna, e superbo
Domanda qual merto agli altari
V’addusse; che giovin gli avari
Tesor di solinghe virtù3.
A Lui che nell’orba del campo
La spiga vitale ripose,
Il fil di tue vesti compose,
Del farmaco i succhi temprò;
Che il pino inflessibile agli austri,
Che docile il salcio alla mano,
Che il larice ai verni4, e l’ontano
Durevole all’acque creò;
A Quello domanda, o sdegnoso,
Perchè sull’inospite piagge,
All’alito5 d’aure selvagge,
Fa sorgere il tremulo6 fior,
Che spiega dinanzi a Lui solo
La pompa del candido velo,
Che spande ai deserti del cielo
Gli olezzi del calice, e muor.
E voi che gran tempo per ciechi
Sentier di lusinghe funeste