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Sandron, 1903, p. 69) o più verosimilmente il Rossari (cfr. Irene Comotti, Luigi Rossari; lettere familiari inedite, Milano, 1910, p. 38 e 182-83), suona così:

Tu sola a Lui festi ritorno
Ornata del primo suo dono,
Tu sola più sù che il perdono
L’Amor che può tutto locò.


Essa è, come si vede, una nuova invocazione alla Vergine.

Recentemente (nel 1914), nel tesoretto di Carte Manzoniane dal Pio Istituto milanese pei Figli della Provvidenza ereditato dal figliastro del Manzoni, Stefano Stampa, è stato rinvenuto un assai più lungo frammento di quest’Inno. Ce n’è una trascrizione di mano del Manzoni, con alcune varianti marginali e due cancellature, o quattro di mano della seconda moglie di lui, madre dello Stampa. Su una di queste ultime è annotato: «Copia scritta da Teresa Borri Stampa Manzoni per il mio Stefano» (la sintassi zoppica; ciò che avviene spesso nello lettere di donna Teresa!); su di un’altra: «I versi seguenti saranno tenuti da Peppino e da Giovannino, miei fratelli, saranno tenuti da loro, dico per loro soli soli, o con grande cura che non gli sieno presi, nè sorpresi. Teresa Manzoni Borri Stampa»; e sotto: «Questi versi seguenti furono fatti di A. Manzoni a Lesa, nel 1847». Su di un foglio volante sono ancora trascritti strofette e frammenti di strofe dell’Inno, con la postilla: «Questi versi furono da me Terosa scritti a Lesa, dietro il dettato da (sic) Alessandro che le diceva a mente, ma che non li rammentava interamente. Lesa, 8bre 1857 a sera, presente Stefano e Rossari». L’Inno è pur ricopiato in parto in un fascicoletto, che contieno dell’altro, ed è intestato: Versi inediti di Alessandro Manzoni.

Nella trascrizione di mano del poeta, ch’è quella a cui ci atteniamo, manca il titolo; nelle altre c’è: L’Ognissanti. In tutte manca il principio: cominciano con una serie di puntini. Ma in un fogiio volante di mano di donna Teresa, contenente la «Copia d’un foglio di prove che Alessandro fece», c’è forse, tra alcune Varianti, l’abbozzo d’una o di più strofette che dovrebbero precedere quelle messe in bella copia. Dicono:

E voi che per balze romite
     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
     Del rombo terrestre securi
     Serbaste i silenzi del cor.

Per selve, per cieche caverne
     ... alle voci superne...
     Il core un concerto segreto
     Lor... un sospiro lassù.

A piè di pagina notiamo le varianti e lo sostituzioni. — Cfr De Marchi, Dalle Carte Inedite Manzoniane del Pio Istituto pei Figli della Provvidenza in Milano; Milano, 1914. Anche, nel giornale La Sera del 12 dicembre 1914, il resoconto d’una mia lezione sull’argomento.