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il primo getto 333

L’Inno sembra avesse da principio quest’altro cominciamento:

Cara è a molti fidanza il patrio suolo
     E il dì supremo oltrepassar col grido;
     Ma di mille volenti, appena un solo
          Vince il cimento infido.
[Ma il voglion mille, e vince appena un solo
          L’esperimento infido].

Questa cura superba ardea quei grandi
     Per cui fu [Figli di] Roma al imperar nudrita,
     Che diero in cambio de la fama i blandi
          Ozj e la dolce vita.

E quando, oltre tant’Alpe e tanta in pria
     Mal tentata onda, in mille terre dome
[E quando ogni Alpe, ogni tentata in pria
     Onda varcata...........]
     Più che mai bello risonar s’udia
          Di quei prestanti [più degni, valenti] il nome...
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     

Qui è scritto Incipit, e quella che poi fu, o rimane, la prima strofa. Dopo la strofa: O Vergine, o Signora..., sèguita quest’altra:

I re fan doni a’ tuoi celubri santi;
     Presso i talami aurati le regine
     Orando stanno, a’ preziosi innanti
          Tuoi simulacri inchine.


La strofa: In che lande selvagge... fu tentata più volte.

Non è di fior, cred’io, tanto selvaggia
     Famiglia omai, che de le pinte foglie [di sue ricche spoglie]
     Ornato ancor dell’are tuo non aggia
          Le benedette soglie............

Qual famiglia di fiori in sì selvaggia
Landa a lontano sol tinge le foglie,
     Che ornato ancor........