Dalle infeconde lagrime
Una speranza è nata,
Che sugli erbosi tumuli
Siede pensosa, e guata;
E alzando il dito, al vigile
Pensiero un segno accenna,
Che l’immortal sua penna
Oltrepassar non può.
Oh vieni ancora! oh fervido
Spira nei nostri seni:
Odi, o pietoso, i cantici
Che ti ripeton: vieni;
A te la fredda Vistola,
Oggi a te suona il Tebro,
L’Istro, la Senna, e l’Ebro,
E il Sannon mesto a te.
Te sanguinose invocano
Consolator le sponde,
Cui le vermiglie battono,
E le pacific’onde;
Te Dio di tutti, il bellico
Coltivator d’Haiti,
Fido agli eterni riti,
Canta, disciolto il piè.