Dell’avvenir fallace;
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Sgombra da’ nostri petti
Ciò che immortal non è.
Ma se talor dal piangere,
Dal bramar vano affranti,
Cadiamo, in sulla sterile
Via del deserto, ansanti,
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Ma qui gli fallì la lena. Vi scrisse più tardi: Ripreso di nuovo il 26 settembre 1822. Ricopiò la strofa: Perchè baciando i pargoli..., e ad essa fece seguire le altre, di poco variate.
Anche della Pentecoste Ercole Gnecchi, Lettere inedite di A. M., p. 155 ss., ha pubblicato il facsimile d’un autografo, che contiene sedici strofe dell’Inno in una forma assai prossima alla definitiva. Ne trascrivo qui le varianti più notevoli.
Str. 2ª
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Quando il tuo Re, tra i fremiti
Tratto a morir sul colle...
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Str. 6ª
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Str. 7ª
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Odi quel santo grido,
Odi: Colui che al fulmine
Segna l’ardente via,
Che ai mari il turbo invia,
E la rugiada al fior;
Che diè le penne all’aquila,
Che sul tuo nobil viso
Scrisse il pensier, che ai bamboli
Diè l'ineffabil riso,
Che di sua man nell’opere
Invan cercando vai,
Quel che adorar non sai,
Ma che ti senti in cor,
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