Qual fu mai nome di mortal persona,
O che gli1 vegna appresso?
Salve beata!2 in quale età scortese
Quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l’apprese?
Quai monti mai, quali acque
Non l’udiro invocar? La terra antica
Non porta sola i templi tuoi, ma quella
Che il Genovese divinò, nutrica
I tuoi cultori anch’ella.
In che lande selvagge, oltre quai mari
Di sì barbaro nome fior si coglie,
Che non conosca de’ tuoi miti altari
Le benedette soglie?
O Vergine, o Signora, o Tuttasanta,
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d’un popol superbo esser si vanta
In tua gentil tutela.
Te,3 quando sorge, e quando cade il die,
E quando il sole a mezzo corso il parte,
Saluta il bronzo4 che le turbe pie
Invita ad onorarte.
Nelle5 paure della6 veglia bruna,7
Te noma il fanciulletto; a Te,8 tremante,
Quando ingrossa ruggendo la fortuna,
Ricorre il navigante.
La femminetta nel tuo sen regale
La sua spregiata lacrima9 depone,
E a Te10 beata, della11 sua immortale
Alma gli affanni espone;
- ↑ li
- ↑ beata:
- ↑ Te
- ↑ bronzo,
- ↑ Ne le
- ↑ de la
- ↑ bruna
- ↑ a Te
- ↑ lagrima
- ↑ te,
- ↑ de la