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IL NATALE
Qual masso1 che dal vertice
Di lunga erta montana,
Abbandonato all’impeto2
Di rumorosa3 frana,
Per lo scheggiato calle4
Precipitando a valle,
Batte sul fondo e sta;
La dove cadde, immobile
Giace in sua lenta mole;
Nè, per mutar di secoli5,
Fia che riveda6 il sole
Della7 sua cima antica,
Se una virtude amica
In alto nol trarrà:
Tal si giaceva il misero
Figliol8 del fallo primo,
Dal dì che un’ineffabile9
Ira promessa all’imo10
D’ogni malor gravollo,
Donde11 il superbo collo
Più non potea levar.
Qual mai tra12 i nati all’odio13,
Quale era mai persona14