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XII | prefazione |
dalle esigenze metriche a mantenere intatti gli havvi e gli hàvvene, ei preferisse scriver quelle voci con l’h iniziale, o senza. Nell’Adelchi (p. 25) rimase «havvi altra via», ma altrove (46) il primitivo «via non havvi» divenne «via non avvi»; e «avvi» rimase immutato nel Carmagnola (191): «avvi una via». Qui stesso però mutò in «havvene» due «avvene» successivi, e un altro in «haccene». Che forse, con quell’h onoraria, volle distinguer la voce sdrucciola del verbo «avere» dalla piana, o petrarchesea («Se da lo proprio mani Questo n’avven...»), del verbo «avvenire»?
Un tempo, era piaciuto anche a lui (come pur ora forma la delizia dogli scrittori novellini, e qualche volta pur di quelli che non son più, come Dante direbbe, «novi augelletti »!) disarticolare certi nessi che l’uso fiorentino impone; e scrisse «su l’affannoso», «su la pupilla», «su le sciolte redini», «su le fronde», «su la tua fortuna», «su la tua fede», «su le chiome», «su l’armi», e fino in una didascalìa «su le mura». Poi reputò meglio non separare, neanche in versi, quod Deus coniunxit, e ripristinò: sulla, sulle ecc., e nella ristampa del 1870 anche «sull’armi». Dove prima aveva scritto «in su l’altar», «in sul mattin», dopo scrisse «su l’altar» e «sul mattin»; dov’era «in su lo scudo», mise «in sullo scudo»; lasciò intatto «spargendo in sulla via»; e non osò toccare, pur nel Coro per Ermengarda dove tanti su la divennero sulla, il verso «Calata in su la gelida». Invece, coi composti di con usò il procedimento inverso; e dove era scritto: «colla spada», «coll’occhio», «cogli amici», «cogli altri», più tardi sostituì: «con la spada», «con l’occhio», «con gli amici». Vero è che anche prima non s’era peritato, in un certo luogo, di disgiungere: «con gli eserciti» (p. 200).
Circa al povero dittongo uo, il D’Ovidio ebbe già a notare le fortunato contradizioni in cui il Manzoni era caduto ritoccando lo tragedie. All’imprigionato Carmagnola egli non risparmia la pena di correggersi: «Ah! tu vedrai Come si mor!», «Oh perchè almeno Lunge da lor non moio!... Che val di novo Affacciarsi alla vita...?», o peggio ancora, con curioso equivoco, «Allor che Dio sui boni Fa cader la