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X prefazione


Per la più parte, i mutamenti dell’autore riguardano l’ortografia. Anche alle opere poetiche egli avrebbe voluto infliggere una buona risciacquatura in Arno; ma il Conte di Carmagnola e il Re Adelchi non gli si mostraron così docili come i due sposi del contado di Lecco. Il linguaggio della poesia — soprattutto poi in Italia, dov’è ancor viva e gagliarda una tradizione poetica nobilissima — ha pretese che quello della prosa o conosce poco o non conosce affatto1. E lo stesso inesorabile scrittore che, in grazia dell’uso fiorentino, rinunzia, nel capolavoro prosastico, al benefizio della varietà e della convenienza armonica, e muta, per esempio, in tra quanti mai fra o in fra gli erano altra volta caduti dalla penna2, può trovarsi costretto a lasciar correre, nelle tragedie: «fra tante ambasce, «ella è, fra tante,... una fallita impresa», «in fra i perigli». Vero è che, quando è prεso dal dèmone della pedanteria, anche qui ei si sente il coraggio di far εsclamare al povero Conte: «Non troverò tra tanti prenci... un sol»; ma si direbbe che un tale sforzo lo faccia altrove dormicchiare. E allora riescono a sgattaiolare qualche «fra di noi» o «fra noi» o «fra loro», che senza scandalo sarebbero potuti diventare altrettanti tra. Può esser curioso notare come nel verso: «Fia risoluta in fra noi due la lite», ei s’affretti bensì a cancellare l’in, ma non trasformi in tra il fra; come pur fece, ad esempio, nell’altro verso dove prima aveva scritto: «in fra costor chiarito...» (p. 41 e 45).

Insomma, nel Romanzo, lo scrittore poteva sbizzar-

  1. Preziosa la dichiarazione in nota alle Notizie storiche premesse al Carmagnola, a proposito di Nicolò Piccinino. Vi si dice: «Per servire alla dignità del verso, il nome di quest’ultimo personaggio nella Tragedia venne cambiato con quello di Fortebraccio». Dunque il verso ha «una dignità» che la prosa ignora, e che va rispettata! Nel primo getto il poeta aveva osato d’infilzare in un verso: «Il Pergola, il Torello, il Piccinino». Che gli abbia poi incusso paura il ricordo dei «Salamini» dell’Ajace foscoliano?
  2. Il cangiamento precisamente opposto venne compiendo il Parini nel ritoccare i suoi poemetti: dove prima aveva scritto tra, sostituì fra. E si capisce: agl’intenti del poeta popolano rispondeva meglio render sempre più ricercata e preziosa la forma del Giorno; come al propositi del poeta di sangue gentile si confaceva meglio lo sfrondare il suo stile d’ogni futile pompa.