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iv prefazione

in maniera particolare e spiccata i miti antichi classici. Ad ogni modo, anche il sapere che e quanto in ciò abbiamo di comune con le altre popolazioni della Penisola, è sapere qualche cosa.

La presente apre una serie pubblicazioni intorno alle nostre tradizioni popolari. Già nel Vocabolario — chi nella parola non vede quasi un mucchio di fronde spiccate dall’albero e vizze — gran parte si può scoprire di quello che l’abruzzese ha nella mente e nel cuore: il genio conservatre, il senno pratico, gli affetti, le memorie, i pregiudizi; poichè al pari delle condizioni fisiologiche, le quali determinano le modalità fonetiche, riflesso fedele dell’indole e delle attitudini intellettive è la parole. Tuttavia, anche una trattazione speciale, per quanto vasta, rimane sempre impotente a mettere in luce tutto quello che è inedito nella testa (che par vuota) del volgo: vera biblioteca ambulante, in cui sono stratificate, e spesso stranamente accozzate, le memorie di tutti i tempi, da’ più remoti.

Alle Leggende in versi ed a’ Canti (che formeranno altre parti della Raccolta) fo precedere le Novelle, per seguire nella esposizione de’ documenti, che rivelano il nostro genio popolare, un ordine conforme a natura. Credo infatti che la Novella corrisponda al momento infantile, irriflesso nella evoluzione dello spirito. Anche allora che non è se non la espressione volgare di un mito divino, essa ritrae la mobilità e la vivacità ingenua e capricciosa dell’animo, che, inconscio di sè, si slancia e, quasi è a