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Analoghe fusioni con l’indeterm.; ven. den fiá d’un fiato, tena recia in un’orecchia; umbr. con zompo con un salto, d’un salto, nton bòtto in un bòtto.

§ 4. — Particolarità di significato e d’uso.


[Funzione del determ. e dell’indeterm.]66. Si rilevi la differenza di funzione tra il determ. e l’indeterm. nel seguente brano de’ Promessi sposi: «Erano un uomo, una donna e, qualche passo indietro, un ragazzotto. L’uomo reggeva a stento sulle spalle un gran sacco di farina... più sconcia era la figura della donna... Il ragazzotto teneva con tutt’e due le mani sul capo una paniera colma di pani...».

[Significato enfatico.]67. Ne’ dialetti come nella lingua, l’indeterminativo dà al sostantivo, in certe maniere reticenti, un significato enfatico, di grandezza o altro senso speciale: abr. te’ ’na forze, ’na fame, ’nu sonne!, «tiene» ha una forza, una fame, un sonno (grandissimi)! te’ ’na faccia, antipatica, di bronzo, da far paura, ’nu core, un cuor d’oro, duro, sensibile, secondo l’espressione di chi parla.

[Pleonasmi con nomi propri, col possessivo.]Sono pleonasmi da non usar nella lingua, i modi dialettali: aver la furia aver fretta, furia, averci la rabbia, averci rabbia, passar per uno stupido, per o da stupido, per uno sbaglio per isbaglio.

I nomi propri in genere, non richiedono l’articolo perchè sono già per sè stessi determinati (v. n. 53).

68. I. nomi propri di donna, in Toscana specialmente, ricevono l’articolo nel parlar familiare: «la Lisetta non è ancora tornata?» Un esempio bellissimo di quest’uso ci offrono i Promessi Sposi, dove pur sempre si dice Lucia, Agnese, Perpetua, ecc.: