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rola che finisca in consonante e sia ad essa intimamente legata: per istrada, in ispirito, non iscrivere.

Nel lucchese quest’i (prostetico) si trova anche quando l’s impura sia a principio di frase: istá buono; istudia la lezione; isposammo di venerdí.

57. Per ragioni analoghe, cioè di speditezza nella pronuncia, hanno dall’articolo il medesimo trattamento dell’s impura i suoni z, gn, j e, di preferenza, x, ps: lo zinco, lo Gnecchi, lo iodio o, meglio, l’iodio; lo xilografo, lo psichiatra.

Lo si adopera ancora ne’ modi per lo più, per lo meno, da taluno anche nell’altro per lo passato, e in modi simili.

[I e gli.]58. Al plur., i si adopera nei casi in cui, al sing., è richiesto il; gli in quelli in cui è richiesto lo. Eccez.: gli Dei. Ma mentre lo si apostrofa solo davanti a qualunque vocale (l’asino, l’inno, l’urlo), gli si apostrofa solo davanti a i: gl’innocenti, ma gli occhi.

59. Nel femm. si ha sempre la, al sing., le, al plur.; ma, mentre la si apostrofa, come lo, davanti a qualunque vocale, le si apostrofa, di regola, solo dinanzi a e: l’erbe, ma le audacie de’ nostri soldati (v., del resto, 30-33).

[Forme e uso dell’articolo ne’ dialetti merdionali, settentr. e centr.]60. Forme antiche o poetiche sono el, ’l per il; e e li per i e gli, le quali tutte ritroviamo ne’ dialetti.

Caratteristica fondamentale, rispetto alla lingua, de’ dialetti merid. è l’uso esclusivo dell’art. lo (napolet. ’u opp. ’o con perdita di l; sic. lu, ma anche ’u) tanto davanti a vocale, quanto davanti a consonante; de’ settentr. quello di il (mil. el, berg. ol, bol. al, ecc., ma friul. il) così davanti a consonante