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§ 4. — Sillabe.
[Definizione e distinzioni.]25. Una o più lettere, tra cui non manchi una vocale, pronunziate con una sola emissione di fiato, costituiscono una sillaba: a-la, scuo-la, schian-to.
Monosillaba è la parola costituita di una sola sillaba; bisillaba di due; polisillaba di più.
«Chiamasi tònica la sillaba (anche la vocale) che ha nella parola l’accento (v. n. 27) più spiccato; protòniche quelle che stanno davanti a questa, e quelle che vengono dopo postòniche».
«Diconsi comunemente átone, ossia prive d’accento, quantunque in realtà non siano tali, ma soltanto fornite di un minor grado d’accento, le parole, specialmente monosillabe, che nel discorso s’appoggiano, per la pronunzia, a quella che le segue o che le precede. Nel primo caso si chiamano proclitiche: p. es. ti dissi; nel secondo, enclitiche, e si attaccano anche nella scrittura, p. es.: vedèndolo».
«Dicesi aperta la sillaba, quando finisce con una vocale: do-lo-re; chiusa, quando finisce in consonante: tem-po. In quest’ultimo caso la vocale è in posizione»1.
[Divisione delle sillabe.]26. I dittonghi e trittonghi formano una sillaba sola: lau-ro, ab-bre-viai.
«Le consonanti fanno sillaba con la vocale che segue, quando formano un gruppo che può trovarsi anche in principio di parola: a-spro, spraz-zo». In altri casi, la prima fa sillaba con la vocale precedente, le altre o l’altra con la seguente, tranne ne’ gruppi di formazione non popolare (ma dotta): corvo, acqua; ma eni-gma, te-cni-co, a-mni-stia2.