Pagina:Trabalza - Dal dialetto alla lingua, 1917.pdf/31

 
— 7 —
 


Per semplice saggio delle numerose norme che occorrerebbero per disciplinare la giusta pronunzia di tali suoni, si può osservare che s è sorda quando è doppia o segue altra consonante: visse, rosso, giunse, orso; davanti a consonante è sorda o sonora secondo che è sorda o sonora la consonante stessa: scala, specchio, ecc.; sbraitare, sdegnarsi, ecc.; è, ordinariamente, sonora. tra due vocali: rosa, tesoro; ma non in bramoso, studioso, acceso, accesi, casa, naso, cosa, ecc.

Quanto a z, è sonora (quasi ds) per lo più in principio di parola: zaino, zanzara; ma non in zappa, zucca, ecc. Negli altri casi è prevalentemente sorda (quasi ts): pezzo, piazza; ma non quando è doppia: bazza, bizza, ecc; o quando si trova davanti a due vocali; azienda, o quando segue altra consonante; bronzo, pranzo, ecc.1.

[S e z nelle parole terminanti in -zione.]23. Nelle parole terminanti in -ione, d’ordinario occorre z quando il nome corrisponde a un participio, aggettivo o altro nome in cui sia t: estinzione (estinto), intenzione (intento), menzione (mente); occorre s, quando vi sia s: confusione (confuso), tensione (teso). Si eccettuano astensione e i nomi derivati da torcere: contorsione, estorsione.

[Doppie.]24. È proprietà della nostra lingua raddoppiare le consonanti in mezzo alla parola, specie m, p, b davanti io, ia, ie: femmina, fabbro; dubbio, occhio, pioggia. Ma non mancano eccezioni. S sonora non si rafforza mai.



    veolare, ma dentale, e un s di un suono più grasso e, diremmo quasi, rotondo, che va corretto con diligenza e costanza».
    «I Meridionali e parte dei Marchigiani pronunziano sempre sorda l’s intervocalica; i Settentrionali, invece, sempre sonora: gli uni e gli altri si conformano in ciò alla loro pronunzia dialettale, che va corretta quando si parla italiano».
    «In alcune parti d’Italia c’è la tendenza a pronunziar sonora ogni z iniziale nelle parole italiane, quantunque nel dialetto la parola stessa abbia z iniziale sorda.» (Id.)

  1. V. Fornaciari, Gramm. ital., Firenze, 1891, p. I, p. 23 sg.; ma norme più minute e abbondanti elenchi nell’op. cit. del Malagòli.