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E, quanto alla scrittura, si è già potuto intendere che per rendere gutturale il suono di c e g davanti e, i, e palatale davanti a, o, u, occorre introdurre rispettivamente il segno di h e di i; cheto, china, ciarpame, ciondolo, ciurma, giallo, giostra, giusto. Per questo l’è ordinariamente si omette dove non è più necessario: camicia pl. camice, franchigia pl. franchige, fascia ma fascetta, bacio ma bacerei.
[Digrammi gl (gli), gn, sc.]18. Gli e gn «rappresentano suoni ammolliti o schiacciati di l e n»: soglio, sogno.
Gli «conserva suono gutturale in alcuni pochi nomi di origine dotta»: glicine, ganglio.
Gn «non vuole dopo di sé l’i davanti ad a, e, o, u, con cui fa sillaba»: vergogna, agnello, ognora, ignudo.
Sc «dinanzi ad e e i, si fonde in un unico suono continuo spirante palatale»: scirocco, pesce, sciancato, sciocco, asciutto1.
[L’h.]19. L’h è puro segno, non suono, tranne in qualche esclamazione: oh! ah!
[L’n dav. lab.]20. N davanti a labiale passa a m: imprudente, imbarco, immolare.
[Il q.]21. Il q è sempre integrato dau non mai accentato: qua, questo, quota. Si rinforza con c; acqua. Si raddoppia in pochissimi casi: soqquadro.
22. Doppio suono, sordo e sonoro, possono avere s e z: sordo, è, ad es., in sacco e zucca; sonoro in rosa e zeta2.
- ↑ Gli Emiliani e altri Settentrionali pronunziano sce, sci quasi se, si. (Malagòli)
- ↑ «Negl’Italiani del Nord si nota una pronunzia dell’s e della z assai difettosa: l’articolazione vi è meno serrata, la punta della lingua più bassa verso i denti, minore il contatto e la pressione contro questi; ne esce così una z che non è al-