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[4. e la musicalità del suono.]8. Finalmente per la risonanza o musicalità loro tutte le consonanti si dividono in:

a) sorde, «se formate dal solo rumore prodotto dalla emissione del fiato»: p, t, c, q, f, s è z (dettele due ultime anche dure, forti o aspre);
b) sonore, in cui «il rumore viene accompagnato dalla vibrazione delle corde vocali»: b, d, g, v, f e z (dette le due ultime anche molli, leni o dolci), e le liquide nasali l, r, m, n, che sono le più vicine alle vocali per la loro sonorità.

[k, x, y, w, j in voci non Italiane;]9. Oltre ad esse, s’incontrano in voci non italiane (straniere, trasportate dal latino e dialettali) e non sempre con uguale valore:

K, cappa = c gutt.: Kant; X, ics = cs: ex-ministro, Xanto; Y, ipsilon = i: Kyrie; W, doppio vu = v: Wolf; J, i lungo = i: Jena.

[j in parole Italiane.]Quest’ultima, che trovasi anche in nomi italiani non toscani (Rajna, Majno), taluni usano ancora in fine di parole italiane invece di due ii: principj, fornaj. Ma in tal caso l’uso più comune adopera ora un i solo, distinguendo con l’accento le parole che potrebbero confondersi: princípi e príncipi.

[Segni ortografici e di punteggiatura.]10. I segni ortografici sono gli accenti (acuto ´ e grave `), l’apostrofo (’), la lineetta ( — ), i puntini (...), le virgolette (« »); l’asterisco (*), la dieresi (¨), la parentesi quadra [ ]. Quelli di punteggiatura o interpunzione sono: la virgola (,), il punto e virgola (;), il punto interrogativo (?), il punto esclamativo (!), il punto esclamativo-interrogativo (!?) e la parentesi tonda ( ).

§ 2. — Vocali.


[Doppio suono di e e o]11. L’e e l’o accentate (ché, fuori di accento suonano sempre più o meno strette) di parole comuni e popolari (non dotte, quali, p. es., tèsi, coòrte, dove