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davvero e non per burla l’elevamento della scuola. L’anima e la mente del fanciullo hanno diritti che non si possono impunemente violare, una limitata facoltà d’apprendere di cui sarebbe delitto abusare, sforzandola a cimenti non suoi; ma la facilità e la praticità, che debbono esser norma costante d’ogni insegnamento elementare, non anche hanno da impedire alla scienza di mandar alcun raggio della sua luce per le finestre della scuola, quella luce che sola può dar forza ed efficacia al facile e al pratico. Non è detto che l’empirismo banale di certe regole cosiddette pratiche, non sia più astruso e impenetrabile, quanto è vuoto e inconcludente, di una legge formulata con rigore scientifico sul fatto naturale e positivo. I maestri dovranno, procurarsi una più adatta e conveniente preparazione, avvicinarsi alle fonti stesse del sapere per meglio attuare in una geniale e calda opera di creazione il metodo che qui si cerca di inculcare; ma si può esser certi che essi non eluderanno quest’aspettativa, non schiveranno questo dovere, se sorretti da una più viva e men sterile stima, se forniti di mezzi adeguati, quando si sian convinti che la via additata è buona e sicura, e che il grido a loro rivolto è pur sempre



    più preziose e comprensibili, che pur non mancano, è da consigliar loro il magnifico Prospetto grammaticale di cui il Monaci ha corredato la sua Crestomazia italiana dei primi secoli, Città di Castello, Lapi, 1912, che dovrebbe prender posto in ogni Biblioteca Magistrale. — Pratico e utile il tanto lodato volume di G. Romanelli, Lingua e dialetti, Livorno, Giusti, 1905.