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none fondamentale, come risposta a quella eventuale critica, e non già come ammonimento agl’insegnanti elementari, i quali sono generalmente immuni dal grave errore didattico in cui vengono tratti talvolta anche valorosi e colti insegnanti d’altro ordine di scuole, di lasciarsi dirigere tirannicamente dal testo, a cui fan sacrifizio d’ogni libertà nell’impostatura, nell’ordine, nella forma da dare alla lezione, sino al punto di cominciarla rifacendosi con esso dalle definizioni, che o possono essere quasi sempre trascurate affatto, o debbono, se mai, esser comunicate, e senza troppo insistervi, solo per via di richiami sintetici e quando già risplendano alle menti de’ discepoli nella luce degli esempi, e degli esercizi e de’ commenti con sapienza condotti1. E ciò quanto al metodo, nel quale i progressi compiuti e la maturità raggiunta dai maestri sono do-



    tradizionali di enallage e ellissi e tanti altri che non ci sembrano astrusi, solo perchè sono in uso dall’antichità. La maggior parte di tali termini non occorre, anzi è opportuno non entrino nel linguaggio dell’insegnante, ancorchè i fatti e «gli esercizi grammaticali che con essi vogliamo indicare, non abbiano nulla di superiore alla media intelligenza degli scolari, se l’esemplificazione ne sarà giudiziosa e basata anche sul linguaggio familiare o dialettale». (Parri e Pellottieri, op. cit. più innanzi, p. 185).

  1. Per questo anche non abbiam creduto dividere il testo in tanti volumetti speciali quante sono le classi a cui è destinato, nè compilare esercizi, che ogni buon insegnante deve saper sceglier da sè di volta in volta secondo i propri criteri e i bisogni e la mentalità della sua scolaresca, e sempre in relazione ai fenomeni che appaiono nel parlar vivo o nel brano che si sta leggendo.