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ferrabile astrattezza della regola, dell’interesse giocondo alla sbadigliante indifferenza per questa misteriosa meraviglia dell’umana parola; [b) al componimento;]e, per spontaneo e diretto riverbero, lo sfratto dato alla fredda pedanteria, al deformante manierismo de’ componimenti, ne’ quali gli alunni dovrebbero aver bene il diritto di parlar con la propria voce, cioè con l’anima propria, restituiti religiosamente all’intimità della loro vita, ch’è vita dialettale, sino a che di grado in grado non l’investa una più vasta e complessa italianità; [c) alla lettura.]e, ancora, significa la trasfigurazione del più fecondo esercizio scolastico, la lettura, in cui la parola italiana, riecheggiata, quando occorra, nel dialetto, o viceversa (quanta vera poesia dialettale fiorita invano per i nostri fanciulli!), avrebbe ne’ piccoli cuori la sua più suggestiva risonanza, aprendo l’intendimento, suscitando la commozione; un rinnovamento profondo, insomma, fatto di gaiezza e di luce, nella di solito così grigia e fredda «lezione di lingua».

[Com’è stato esplicato in questo libro di orientamento.]Per tutti questi riguardi, che avrò particolarmente dinanzi nella compilazione d’un altro libro a cui da tempo vado pensando, ho chiamato d’orientamento il presente; ma tale esso vuol essere in modo speciale per il fatto dell’insegnamento della grammatica al quale è destinato. Nè altro che d’orientamento potrebbe essere, anche in questo solo riguardo; perché, mentre conserva — con piena coscienza — lo schema comune della grammatica, debitamente spogliato tuttavia dell’ingombiante e falso