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schiera di scienziati e artisti de’ nostri sonanti e scintillanti dialetti, ridestata e lanciata da Ernesto Monaci, anima della Filologica romana, alla purificazione delle parlate italiane dalle scorie dell’oppressione straniera nelle terre redente per virtù d’armi, alla restaurazione piena dell’italianità sulle labbra e nelle menti de’ nostri più amati fratelli1.
- ↑ V., intanto, Società Filologia Romana — L’italiano e il parlare della Valsugana. Confronti di Angelico Prati per l’insegnamento della lingua nei Comuni Valsuganotti; in Roma, presso la Società, 1916. È imminente il volumetto di Gorizia, e in preparazione sono altri per altre parlate.
rilevare in che principalmente consista questa disformità; non già per mettere in dispregio il dialetto, ma per far tesoro di quel fondo, più o meno vivo, ma sempre prezioso, che esso ha comune con la nostra lingua. Anzi tali raffronti tra lingua e dialetto non devono restringersi alla parte puramente grammaticale, che s’insegna nella I classe, ma estendersi in tutte le classi, ogni volta che ne capiti l’occasione, anche al vocabolario, cioè a tutto il corpo della lingua. Gioverebbero perciò, se ne avessimo, dei buoni vocabolari dialettali italiani, in cui di fronte alla parola del dialetto ben circoscritto fosse messa la corrispondente parola viva toscana. Alla mancanza di questo potentissimo aiuto supplisca, per quanto è possibile, lo zelo degli insegnanti; i quali, facendo il debito conto dei dialetti, si troveranno agevolata di molto la difficile opera loro». Così ne’ programmi d’italiano che dal ministro De Sanctis ebbe l’incarico di compilare per le scuole tecniche nel 1880, com’egli stesso c’informa nello scritto, importantissimo al nostro argomento, Il Belli e il Manzoni — Lingua, Dialetti, Vocabolari, che fa da prefazione ai suoi Sonetti scelti di G. G. Belli, Città di Castello, Lapi, 1912. — E dello stesso Morandi sono le norme per il concorso dei Vocabolari dialettali che, per sua proposta, fu finalmente bandito nel 1890 dal ministro Boselli. — Fu tra i premiati il Vocabolario dell’Uso Abruzzese di Gennaro Finamore (2ª ed., Città di Castello, Lapi, 1893), di cui ci siamo utilmente serviti.