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LETTERA

AL SIGNOR CARDINALE RESPIGHI

VICARIO GENERALE DI ROMA

SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA



Signor Cardinale,

Il desiderio di veder rifiorire in ogni luogo il decoro e la dignità e santità delle funzioni liturgiche Ci ha determinati di far conoscere con un Nostro particolare Chirografo quale sia la volontà Nostra rispetto alla musica sacra, che sì largamente si adopera a servigio del culto. Nutriamo fiducia che tutti Ci asseconderanno in questa desiderata restaurazione, nè già solamente con quella cieca sommessione, pur sempre lodevole anch’essa, onde si accettano per puro spirito di obbedienza i comandi onerosi e contrarî al proprio modo di pensare e sentire, sì bene con quella prontezza di volontà, che nasce dall’intima persuasione di dover così fare per ragioni debitamente apprese, chiare, evidenti, irrepugnabili.

Per poco infatti che si rifletta al fine santissimo, per cui l’arte è ammessa a servigio del culto, e alla somma convenienza di non offrire al Signore, se non cose per sè buone, e dove torni possibile, eccellenti, si riconoscerà subito, che le prescrizioni della Chiesa a riguardo della musica sacra non sono che l’immediata applicazione di quei due principì fondamentali. Quando il clero ed i maestri di cappella ne siano penetrati, la buona musica sacra rifiorisce spontaneamente, come si è osservato e di continuo si osserva in gran numero di luoghi; quando invece quei principî si trascurano, non bastano nè preghiere, nè ammonizioni, nè ordini severi e ripetuti, nè minacce di pene canoniche a far sì, che nulla si cangi; tanto la passione, e se non questo, una vergognosa ed inescusabile ignoranza trova modo di eludere la volontà della Chiesa e di continuare per anni ed anni nel medesimo biasimevole stato di cose.

Tale prontezza di volontà Ci promettiamo in modo particolarissimo dal clero e dai fedeli di questa Nostra diletta Città di Roma, centro del cristianesimo e sede della suprema Autorità della Chiesa. Sembra invero che niuno dovrebbe sentir meglio l’influsso della Nostra parola, quanto coloro che direttamente l’ascoltano dalla bocca Nostra, e che l’esempio di amorosa e filiale sommessione ai Nostri inviti paterni da niun altro dovrebbe esser dato con maggior sollecitudine, quanto dalla prima e più