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il crocifisso 69


Io non volevo parlare; sentivo che per parlare a quella giovane dovevo assolutamente dimenticare non solo la mia coscienza, ma anche ogni cosa della mia memoria. Altrimenti sarebbe stato impossibile; anch’io mi sentivo abolire ogni vita; e dentro di me doventavo somigliantissimo a quel che avevo dinanzi agli occhi. Ne avevo quasi paura. Non credo che in mezzo a un deserto io avessi subito una solitudine più arida e più vuota.

Ma pure, durante quel silenzio, il sole mi dava una lucidità quasi inverosimile e rapida. Non importava più che ci fosse la cupola di San Pietro! Anch’essa pareva informe e senza nessuna possibilità che io potessi rivederla in altro modo: tetra anch’essa come le fette delle case aperte dinanzi a me.

Quella ragazza è nata da una donna che non aveva marito. Fin da piccola dorme vicino alla latrina; e, a dodici o tredici anni, forse prima, non è più vergine. La madre va a stare altrove, ed ella resta sola: una domenica sera non l’ha più vista tornare briaca dall’osteria. Quasi tutti le dànno da mangiare come a una cagna bastarda. Chi l’ha voluta, l’ha presa: le hanno